COS’È LA PREGHIERA? PERCHÈ PREGARE? COME/QUANDO PREGARE?

By 11 Agosto 2020 notizie

Scuola di preghiera A cura delle Missionarie dell’Immacolata P. Kolbe

Una questione di … orecchio! “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!” Mc 4,9 COME PREGARE? Pregare con la Parola per ASCOLTARE il Dio della vita Pregare è fare silenzio per ascoltare Gesù nel cuore I parte 1. Pregare è fare SILENZIO… La preghiera è prima di tutto ascolto, del Signore e del nostro cuore; ma il presupposto di un ascolto vero, attento è il silenzio. Nel nostro mondo tanto rumoroso e immersi come siamo nel clima di una comunicazione in cui spesso si dicono tante parole superficiali, false, volatili … è sempre più difficile raggiungere il silenzio: esterno, ma soprattutto quello interiore. Eppure, solo il silenzio rende possibile l’ascolto e la comprensione di quanto ascoltiamo, cioè l’accoglienza in noi stessi non solo della Parola, ma anche della presenza, della vita di colui che parla (com-prendere significa “prendere dentro” di sé). Lo capì bene il profeta Elia – fi – gura emblematica di ogni fedele che cerca il Signore. Nella solitudine del monte Oreb1, sentì prima un vento impetuoso, poi un terremoto, quindi un fuoco, e infine «la voce di un silenzio sottile» (1 Re 19,12). Allora, Elia si coprì il volto con il mantello e si mise alla presenza di Dio. Ecco: Dio si fece presente a Elia nel silenzio, un silenzio che parla… perché tocca il cuore, l’interiorità. Gesù ha detto: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Il silenzio è quello spazio (o quella condizione) in cui possiamo scoprire Dio Altro vicinissimo a noi, in noi, come hanno ben capito e insegnato alcuni maestri di vita spirituale2. Il silenzio permette inoltre altri linguaggi: il linguaggio dello sguardo, il linguaggio del tatto, il linguaggio dell’odorato… Il silenzio è davvero qualcosa che può umanizzarci, può permetterci di mettere in gioco consapevolmente e positivamente tutte le facoltà prettamente umane, che ci distinguono non solo dagli animali, ma anche dalle emergenti “intelligenze artificiali”. In questo senso, il silenzio, in quanto permette la riflessione e il discernimento, è anche un antidoto all’aggressività, alla violenza … all’impulsività istintiva … alle passioni disordinate. C’è un bisogno profondo di silenzio dentro di noi, però siamo talmente poco abituati al silenzio e alla solitudine, che ne abbiamo paura … Ma se vogliamo pensare, cercare, meditare e trovare risposte convincenti alle domande più profonde che ci abitano (che senso ha la vita? chi sono gli altri per me? da dove vengo? dove vado?…) occorre imparare a fare silenzio. 2. Pregare è fare silenzio … per ASCOLTARE GESÙ nel cuore L’ascolto di Dio: punto di partenza di ogni preghiera La preghiera è prima di tutto ASCOLTO. “Fa’ silenzio e ascolta, Israele!” (Dt 27,9) Tra i vari racconti biblici che sottolineano questa priorità dell’ascolto prendiamo la storia di Samuele, in 1Sam 3. Ci predisponiamo all’ascolto e alla preghiera così: Entro in preghiera – mi pacifico, mi raccolgo, faccio silenzio, dentro e fuori di me – penso che incontrerò il Signore, mi dispongo ad ascoltarlo con fiducia, attenzione, generosità – chiedo perdono delle offese fatte e perdono di cuore le offese ricevute. Mi metto alla presenza di Dio. – faccio un segno di croce (ricordo mio Battesimo e mia appartenenza al Signore: il Padre, il Figlio e lo Spirito, Santo e santificatore. – mi guardo come Dio mi guarda (i Suoi occhi su di me…) – nel Nome di Gesù chiedo al Padre lo Spirito Santo perché il mio desiderio e la mia volontà, la mia intelligenza e la mia memoria siano ordinati solo a lode e a servizio Suo. Ora considero – Il contesto di 1Sam 3 Alla fine dell’XI secolo a.C. Israele si trovava in una situazione politica e sociale non facile, una situazione di transizione: dall’epoca dei Giudici si stava lentamente passando alla monarchia, il cui primo re sarà Saul. Samuele fu l’uomo che condusse progressivamente Israele verso questa nuova fase della sua storia. Era ancora giovane quando Dio lo chiamò al servizio profetico. Riflettiamo sulla storia della sua vocazione, per cogliere cosa vuole dire il Signore a noi, oggi. – La storia e i personaggi (1Sam 3,9-18) : Eli, sacerdote a Silo3; Anna, una donna amata, ma sterile sale al santuario per chiedere un figlio … Il Signore concede ad Anna quanto le ha chiesto e l’anno seguente ella dà alla luce un figlio che chiama Samuele (=Šэmû’ēl, ascolta, o Dio). Subito dopo lo svezzamento, Samuele viene “ceduto al Signore per tutti i giorni della sua vita” (v. 28); accudito e istruito da Eli, impara a servire il Signore nel Tempio4. – Il messaggio Siamo in un tempo in cui, annota il narratore, la parola del Signore era rara e le visioni non erano frequenti5. Dio continua a donare con premura la sua Parola, ma gli uomini sono duri di cuore: non vogliono accoglierla e obbedirle, uniformando ad essa la propria vita. È il lamento accorato di Dio (cf Sal 81[80]). Ora, mentre Samuele dorme presso l’arca del Signore, per tre volte si sente chiamare per nome. Ogni volta si alza e va dal sacerdote Eli, pensando che sia stato lui a chiamarlo, ma viene rimandato a dormire. Solo alla terza volta Eli comprende e dice al ragazzo: «Se ti si chiamerà ancora, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta6». È un’affermazione straordinaria che ci rivela quali dovrebbero essere le caratteristiche della nostra preghiera e della nostra relazione con Dio secondo la Bibbia: a) l’ASCOLTO è già preghieAltro ra e ha un primato assoluto nella relazione con Dio, in quanto mediante l’ascolto riconosciamo a Dio l’iniziativa e facciamo della nostra vita una risposta continua alla sua chiamata sempre preveniente (il Signore ci precede e ci sorprende sempre!) b) IL SIGNORE CHIAMA Samuele (1Sam 3,4. 6. 8), ma Samuele confonde la voce di Dio con quella di un uomo, quella di Eli: è facile confondere la voce di Dio con altre voci…. Come mai Samuele confondeva la voce del Signore con quella di Eli? Qual era il “problema” di Samuele? Leggiamo che “Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore” (1 Sam 3,7). Samuele non era ancora capace di quell’ascolto profondo che discerne le voci e apre alla conoscenza profonda dell’altro. È ciò che accade in ogni relazione: non possiamo pretendere di conoscere una persona, cioè di entrare in comunione profonda con lei, se non ci poniamo nei suoi confronti in un atteggiamento di profondo e rispettoso ascolto. Solo così siamo in grado non solo di sentire quello che l’altra persona ci dice, ma di capire ciò che dice e anche ciò che non dice con le parole, ma esprime col tono di voce, lo sguardo, gli occhi, la bocca. Se non ascoltiamo veramente l’altro, non possiamo dire di conoscerlo e finiamo per confondere le sue esigenze con le nostre, le sue parole con le nostre, i suoi problemi con i nostri … concentrati come siamo su noi stessi. Da ciò nascono tante incomprensioni e fraintendimenti. Così, purtroppo, può avvenire anche con Dio.

ESERCIZIO spirituale Per alcuni giorni/settimane, possiamo fare questo esercizio spirituale: fermarci a riflettere se abbiamo incontrato, ascoltato e “conosciuto” il Signore oppure no. Infatti, si può anche “vivere nel Tempio” (Samuele dormiva presso l’Arca del Signore7), essere al servizio di Dio da una vita (come il vecchio Eli), o stare ore davanti al Tabernacolo e non conoscere ancora il Signore – perché non abbiamo ancora imparato ad ascoltarLo veramente; – perché non siamo davvero aperti e disponibili alla Sua Parola (che ci giunge non solo in chiesa, o quando facciamo la meditazione sulla S. Scrittura, ma anche attraverso ciò che accade ogni giorno intorno a noi); e soprattutto – perché non sempre la mettiamo in pratica nelle nostre scelte e decisioni quotidiane. La voce di Dio si riconosce abituandoci a cogliere – con stupore e gratitudine – i segni del suo amore, abbondantemente presenti nella vita di ciascuno di noi (attraverso il discernimento spirituale). E questo esercizio di attenzione e consapevolezza non è un impegno in più da aggiungere ai molti che già ci assillano, ma un’imprescindibile necessità del cuore, perché noi non possiamo vivere solo di pane (di beni materiali) e sentirci soddisfatti (cf. Mt 4,4). Il brano di 1Sam 3 si conclude dicendo che “Samuele crebbe”8 e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (c’è una parte che fa Dio e una che spetta a noi); e che “tutto Israele … seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore” 9, cioè che egli riferiva le parole e la volontà di Dio. Non ascoltare la parola del suo profeta equivale a non ascoltare Dio. c) L’ascolto diventa VITA Nella Bibbia, Dio non è definito in termini astratti di essenza, ma in termini relazionali e dialogici: Egli è anzitutto Colui che parla, e questo parlare originario di Dio fa del credente uno chiamato ad ascoltare. «Parla, Signore, che il tuo servo ascolta». L’ascolto è apertura del cuore, non solo prontezza a una voce che chiama; è disponibilità, attenzione, e soprattutto è impegno di fedeltà, di corrispondenza, di risposta. È Dio che chiama, Altro però da parte nostra è necessario un ascolto che lasci risuonare nell’intimo la parola udita, così che essa crei uno spazio, una disponibilità a mettere in pratica la parola ascoltata. La preghiera cristiana, infatti, non consiste nel dire parole, ma è principalmente accoglienza di una presenza, relazione con un Altro che ci precede e ci fonda. L’ascolto è ciò che immette l’uomo nella relazione, nell’alleanza, nella reciproca appartenenza: «Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (Ger 7,23a). Il grande comando dello Shemà Israel svela che dall’ascolto («Ascolta, Israele») nasce la conoscenza di Dio («Il Signore è uno»), e dalla conoscenza l’amore («amerai il Signore») (Dt 6,4-5)10 È un ascolto che deve tradursi in uno stile di vita, attraverso scelte e azioni coerenti con quanto si è ascoltato11. Questo, non perché Dio voglia tenerci in una dipendenza servile o infantile, ma perché è l’unico modo per gustare pienamente la vita e la felicità: «camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici» (Ger 7,23b). “Ascoltare” e “camminare”… Rossella Bignami Missionarie dell’Immacolata P. Kolbe Casa di preghiera “Ecco tua Madre” Canoscio 1 Frate minore conventuale di Bologna, Fondatore delle Missionarie dell’Immacolata P.Kolbe (1920-2005) 1 Oreb o Sinai, nella penisola del Sinai, Egitto 2 Per es. S. Agostino: “Tu eri dentro di me e io ero fuori. Lì ti cercavo… Tu eri con me e io non ero con Te” (Le Confessioni X, XVII) 3 Silo è stata la capitale di Israele per 300 anni (si trova in Cisgiordania). Nel Tempio venne collocata l’arca dell’alleanza, poi trasferita a Gerusalemme. Il santuario di Silo fu raso al suolo in seguito alla vittoria dei Filistei che sottrassero l’arca dell’alleanza agli Ebrei. Quando la notizia raggiunse Eli, sommo sacerdote in Silo e capo spirituale degli Ebrei, si accasciò al suolo battendo la testa e morendo. Allora la guida spirituale degli Ebrei passò nelle mani di Samuele, cresciuto nel tempio sotto la guida di Eli, che trasferì il suo popolo a Mizpa. 4 1Sam 3,1a; Cfr. 1Sam 2,21b. 26; à Lc 2,52 5 1Sam 3,1b 6 1 Sam 3,9 7 1Sam 3,3 8 Sia in età che in “autorevolezza” 9 1Sam 3,19. 20 10 Deut 6,4 +, confermato da Gesù come centrale: cfr. Mc 12,28-30 11 Cf. Gesù: “Fa’ questo e vivrai” (amare Dio e il prossimo, Lc 10,28); “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (parabola Buon Samaritano, Lc 10,37); “fate questo in memoria di me” (istituzione Eucaristia, Lc 22,19); ecc