L’interno del Santuario

La chiesa moderna fu costruita nel periodo 1855 – 1878 su progetto dell’architetto Emilio de Fabris (1803-1883), meglio conosciuto per l’imponente facciata gotica di Santa Maria del Fiore, a Firenze. Caratterizzata dalla pianta a croce latina e da tre navate, localmente il progetto fu seguito dal tifernate Giuseppe Baldeschi. Il caratteristico porticato dorico-toscano, opera del fiorentino Giuseppe Castellucci, con le colonne in pietra serena, venne ultimato nel 1905.Il 6 settembre 1998, il cardinale Achille Silvestrini portò l’annuncio che papa Giovanni Paolo II aveva elevato il santuario al rango di basilica minore.

La grotta di Lourdes

Il pellegrino che arriva al piazzale del Santuario, posa il suo sguardo sulla bellissima riproduzione della Grotta di Lourdes. La Grotta venne benedetta il 25 maggio 1927 dall’allora vescovo di Città di Castello, il beato Carlo Liviero. Con il suo altare, con le panche (dono generoso di Lazzaro Vitellozzi che per molti anni è stato il sacrestano e custode buono del Santuario) con tanto verde e fiori, la Grotta di Lourdes a Canoscio è luogo frequente di preghiera per i pellegrini che visitano il santuario.

Il Calvario e la Tomba del padre Piccardini

Il punto più elevato di Canoscio è dominato dalla grande croce di ferro sistemata nei primi del 1900, illuminata durante la notte.panorama crocePoco sotto c’è il monumento marmoreo alla Madonna Immacolata con i due Santi Arcangeli Michele e Gabriele e lì la tomba del fondatore del santuario, padre Luigi Piccardini. Le statue della Madonna e dei due Arcangeli, volute dal padre Piccardini, giunsero a Canoscio il 12 luglio 1866 e furono all’inizio sistemate davanti la facciata del santuario. Da quel luogo, nel rotondo spiazzo di pietra che circonda la Crocep1050649 si vede un incantevole panorama di monti, pianure e orizzonti dell’Umbria, Romagna, Toscana e Marche. Dietro la collina ci sono vialetti, scalinate e comodi tavoli per i pasti.

Il Tempietto di san Giuseppe

In fondo la scalinata, davanti la facciata del santuario, il vescovo Filippo Cipriani fece edificare il grazioso tempietto con la statua di san Giuseppe che porta in braccio il Bambino Gesù. Opera dello scultore Romolo Bartolini di Città di Castello.

Il Tesoro di Canoscio

E’ una delle più importanti scoperte, riguardanti l’archeologia cristiana. Venne rinvenuto il 12 luglio 1935, nelle vicinanze dell’attuale Cimitero, dall’agricoltore Tofanelli Giovanni, mentre questi stava arando con i buoi il terreno del podere detto “Chiodo”; all’inizio non si comprese l’importanza della scoperta. Venne poi avvertito l’Arciprete della Pieve Giovanni Bussoni; si era davanti ad una singolarissima scoperta d’immensa importanza artistica e storica. I pezzi furono portati a Perugia e a Roma per un’analisi più approfondita. In totale sono 24 pezzi tra calici, patene e cucchiai con simboli cristiani come croci, agnellini, colombe e pesce. Sono di argento massiccio e tutti ben conservati. Precisando la data si fanno risalire al secolo sesto e forse vengono da qualche chiesa africana, come fanno pensare i nomi dei martiri scritti in essi. Vennero portati in Italia durante le invasioni vandaliche, assieme alle reliquie dei martiri dell’Africa Cristiana. Il Tesoro di Canoscio è conservato e ammirato nel Museo della Cattedrale di Città di Castello. Nei pressi del luogo dove è stato ritenuto vi è una stele che ne ricorda l’evento.

La Pieve

La Pieve di Canoscio (dichiarata Monumento Nazionale) come è attualmente nelle sue linee generali, risale al secolo dodicesimo ed è stata costruita sulle rovine di più antica chiesa, che sembra risalire al lontano secolo sesto. E’ di architettura romanica e, con la casa canonica arcipetrale alla quale è collegata, forma un insieme bellissimo, nella collina piena di verde e di pace.panorama pieve. E’ di una navata, con abside semicircolare, ha un magnifico rosoncino nella facciata e delle piccole finestre ogivali e rettangolari, in una mistica penombra che invita ad un intimo raccoglimento. Il campanile, costruito a così detta coda di rondine, sulla facciata, ha due bifore per le campane.

La chiesa, dedicata fin dai tempi antichissimi ai santi fratelli medici Cosma e Damiano, è stata ripristinata nelle sue caratteristiche originali dall’arciprete don Giuseppe Lignani. Attualmente, da antichissima data, la Pieve è sede della parrocchia il cui territorio comprende la stessa Basilica. Ultimamente, liberate le pareti della Chiesa, sono uscite molte pitture di vari secoli, più o meno conservate; ne accenniamo alcune: alla destra di chi entra, una maestosa Madonna della Misericordia, con il manto aperto che ricopre le varie categorie del popolo cristiano; la figura di san Michele Arcangelo nell’atto di schiacciare il serpente infernale e vicino c’è raffigurato san Pietro. Sotto la pittura c’è questa scrittura: MCCCXLVIII Mes. Novembre Die XXX Hoc Opus Fecit Fieri Maffei Marsi Priori et Joa. Mugius Sopriori Fraternitatis S. Cosma et Damiani Martiri. Cioè: 30 novembre 1348: quest’opera fu fatta fare da Maffeo Marsi priore e da Giovanni Mugio sottopriore della fraternità dei santi Cosma e Damiano Martiri. Si sa che nei due anni 1347-48 ci fu nella zona una pestilenza nella quale furono moltissimi i morti. Sorsero allora tra i fedeli diverse Fraternite che vestite di sacco andavano per le strade a pregare perché cessasse il flagello…Fu appunto in questa occasione che Vanni di Jacopo fece dipingere in cima al colle l’immagine della Madonna del Transito.